La tipica domus romana, così come testimoniato dagli scavi di Pompei, era una combinazione tra l'antica domus italica e la casa greca. A Pompei è possibile ricostruire quattro secoli di sviluppo della casa privata, a partire dall'età sannitica, quando le case comprendevano solo l'atrio intorno a cui si dislocavano le stanze, passando per il periodo delle guerre sociali, con la costruzione di veri e propri edifici con duplice impianto, uno rappresentativo e uno privato.
Circa i due terzi dell'area urbana di Pompei è formato abitazioni private, negozi, officine, e ambienti adibiti ad alloggio.
Nel primo secolo d.C. l'aristocrazia e i proprietari terrieri avevano grandi case che arrivavano fino a 3000 mq, i piccoli commercianti. Qualsiasi fosse la dimensione della casa, essa rispettava precisi canoni architettonici, quasi sempre riscontrabili a Pompei. Di pianta rettangolare, priva di finestre e generalmente a due livelli. Vi era un atrio coperto (Atrium), e un cortile interno (Peristilium), tra l'atrio ed il peristilio si apriva un salone di rappresentanza (Tablinium). L'atrio era la parte pubblica della casa, dove il proprietario riceveva i suoi ospiti al cui centro vi era sempre una vasca quadrangolare (Impluvium) nella quale confluiva l'acqua piovana da un'apertura nel tetto (Compluvium), successivamente l'acqua piovana scorreva attraverso piccoli fori in grandi cisterne sotterranee dove veniva conservata come riserva per la casa. Il peristilio era, di solito, un giardino coltivato con fiori ed alberi da frutto, circondato da un porticato intorno al quale si aprivano camere da letto (Cubicula),camere da pranzo (Triclinia),e saloni (Oeci).
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Esempio di Domus Pompeiana

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